8 I MONUMENTI VENETI DELL’lSOLA DI CRETA Quando uno studio siffatto sarà compiuto, molti dei quesiti che oggi ci tornano oscuri ed incomprensibili, ci appariranno certamente sotto una luce diversa ; e ben meglio appropriati potranno essere gli apprezzamenti su fatti e fenomeni che indirettamente interessano anche lo speciale nostro soggetto. Per ora nuli’ altro possiamo fare, che limitarci ad esporre in succinto le linee generali di un simile tèma, fondandoci sui risultati delle poche ricerche che occasionalmente a noi venne fatto di compiere anche in questo campo. Per ciò che riguarda 1’ elemento latino, altra volta già si ebbe a ricordare quanto esiguo di numero esso fosse fin dall’ origine, quanto stremato durasse pur nei secoli successivi, quali difficoltà si opponessero al suo sviluppo ed incremento, e come di necessità dovesse al contrario cedere rimpetto alla preponderanza della popolazione indigena. Il che se avvenne nei riguardi della nazionalità e della lingua, ben più facilmente ancora ebbe a verificarsi nei rapporti religiosi. Sicché, mentre nei più lontani tempi il rito latino doveva essere largamente diffuso nella campagna — non solo nelle chiese dei vescovadi e dei conventi cattolici, ma altresì nelle cappellanie dei principali castelli e nelle ville dei veneti coloni —, negli ultimi secoli di dominazione veneziana, quando i nobili rurali erano quasi completamente ellenizzati, quando i castelli delle castellarne erano decaduti di ogni importanza(1), quando i vescovadi latini, ignominiosamente trascurati o abbandonati addirittura dai loro pastori (2\ venivano trasferiti nelle capitali o meglio aboliti senz’ altro, il rito franco aveva perduto ormai tanto terreno, che, fuori delle quattro città principali, era un miracolo se un frate segregato nel mezzo di un deserto o un cappellano confinato nel-l’isolotto di qualche fortezza, celebrasse ancora alla latina ; mentre gli abitanti tutti della campagna, qualunque fosse la loro origine, frequentavano le chiese greche e da ministri greci si facevano somministrare i sacramenti(3). Corrispondentemente al decadere del culto cattolico, il rito scismatico guadagnava forze ogni giorno più. Non che i buoni Cretesi fossero fin da allora (*) Vedasi la ducale del 1418, tendente a migliorare le condizioni dei cappellani latini di quei castelli, appunto per impedire il fatto che i Veneti u facilini baptizari et sepeliti et alia officia celebrare modo sive more greco, et hoc modo Latini efficiuntur Greci: que res multimi displicet Deo et immane rationi, quod fides catholica, specialiter in tocis latinis, deficiat „ (F. Cor. nelius: Creta Sacra. Venetiis, 1755, voi. II, pag. 373). (*) Consultisi, fra i tanti esempi, F. Cornelius : Creta cit., voi. Il, pag. 111. (3) Vedasi, fra altro, la relazione di Iacopo Fo-scarini (V. A. S.: Relazioni, LXXVIII), il quale mestamente conclude : “ Vostra Serenità fortifica di ine-spugnabil muraglie quelle città, spende infiniti ihesori-per diffenderle et preservarle, per mantener in paese così lontano la fede del Nostro Signor Giesu Christo; et di questa principal diffesa che è ia conservatione della sua religione si tiene così poco conto. Certo è vero che nisi Dominus custodierit civitatem, frustra vigilat qui custodii eam „.