LA ricerca e lo studio dei monumenti ecclesiastici di Creta, presupporrebbe di -< necessità una accurata indagine ed una chiara esposizione delle vicende religiose dell’isola attraverso tutta l’epoca veneta, sia per quanto si riferisce alle reciproche relazioni degli abitanti seguaci del rito cattolico come dello scismatico; sia per quanto concerne i rapporti dello Stato colla curia romana e coi suoi ministri da un lato, coi sudditi latini e greci dall’ altro ; sia in fine per quanto si connette alla tolleranza spontaneamente concessa o legalmente garantita ai forestieri non appartenenti alla religione cristiana. Ma se della storia politica dell’ isola durante la dominazione veneta siamo tanto manchevolmente ed incompletamente informati, nessuno ancora si è occupato di investigare quali fossero in quel periodo le condizioni ecclesiastiche del regno, niuno ha osato addossarsi il difficile còmpito di esporre quali fossero i vari atteggiamenti assunti dal governo veneto, non più e non soltanto di fronte al papato ed alle sue ingerenze così spirituali come temporali, ma davanti alla popolazione di un lontano suo possedimento, dove — senza parlare delle altre religioni — 1’ esigua colonia degli immigrati latini trovavasi soverchiata in ogni guisa dall’elemento indigeno, professante un credo diverso ; e nel cozzo inevitabile fra i due riti rivali, toccava allo Stato la missione — alle volte troppo ardua — di salvaguardare ad un tempo 1’ interesse ed il decoro proprio e dei suoi fedeli, senza scontentare il papa ed il clero cattolico, e senza accrescere il malcontento serpeggiante fra i sudditi greci.