LE CATTEDRALI VESCOVILI 109 spanniate le noie ed i pericoli di lunghi viaggi fuori dell’isola per ottenere la consacrazione sacerdotale, e che in essi riconosceva non soltanto i capi della propria religione, ma altresì gli antesignani dell’ellenismo, in opposizione all’o-diata inframmettenza cattolica ed alla mal tollerata dominazione straniera, li circondava di speciale favore e di affettuosa venerazione. Del 1303, e di nuovo anche più tardi, si nomina un Niceforo, già regolarmente creato vescovo greco in Creta, ed allora esule a Costantinopoli (,). Poco dopo un “ frater Macarius episcopus Grecormn Cretensis „ occorre ricordato in un documento del 1357 (2) ; mentre qualche decennio dopo il pontefice Gregorio XI nota con compiacenza come, dopo la morte di costui, nessun altro vescovo scismatico fosse stato accolto in Creta (J). Nel 1371 i documenti parlano di un frate Dionigi, il quale falsamente spacciandosi per arcivescovo greco, fu dal governo veneto espulso dal regno(4). E di altri ancora non sarà difficile trovar menzione altrove. La verità si era che, se la popolazione indigena sentiva veramente il bisogno di un capo e pastore del proprio rito, e se il governo veneto poteva essere propenso ad accordarlo, le complicazioni politiche del clero greco ostile al governo, e più ancora le rimostranze del pontefice, intransigente sempre su tate punto, costringevano Venezia a regolarsi diversamente da quello che sarebbe stato desiderabile. Nel 1299, alla pace famosa coi ribelli, Alessio Calergi aveva chiesto alla Repubblica valido appoggio, affinchè, col beneplacito dell’arcivescovo latino, la sede di Ario(S), allora vacante, fosse coperta con un vescovo greco. Ma, fosse l’interessamento poco sincero di Venezia, fosse l’ostinata opposizione del clero latino, pare che il desiderio non fosse esaudito(6>. — Il che portò di conseguenza lungo strascico di rancori e di odi, fra mezzo ai quali l’elemento greco non mancò di prendersi qualche rivincita (7). Perchè Venezia piegasse a più miti consigli, fu necessario che passasse qualche secolo ; e che il cretese Giorgio Paleocapa, amante della patria sua e (*) F. Cornelius : Creta cit., voi. I, pag. 211. — Cfr. però quanto si è già detto a pag. 65. (2) V. A. S.: Archivio notarile di Callàia: Alti di Giovanni Gerardo. (3) F. Cornelius: Creta cit., voi. I, pag. 211. (*) Ibidem, pag. 212. (5) Ad un puro sbaglio del manoscritto si deve se il Corner, e molti altri dopo di lui, invece di “ A- riense „ stampano “ Atiniense „ (F. Cornelius: Creta cit., voi. If, pag 294). (6) 2. 'A. SaviouÌ!$T]7 : SuvìUn ¡xeraiù Tir iverix-ti? infjwxpaTxaì ’AXeS'iou KaX/.iépfou (’AVovà, voi. XIV). ’ASrr.vair, 1902. (7) F. Cornelius: Creta cit., voi. II, pag. 115 e 171. — Ch. Bondelmontius: Descriptio cit., pag. 16 e 106.