42 i monumenti Veneti dell’isola di creta Ma un terribile incendio, fortuitamente scoppiato il 3 aprile 1544, menava orrenda strage della chiesa : pur risparmiando le sacre reliquie che in essa si conservavano (1). Malgrado ciò, tredici anni dopo il disastro, la chiesa era già risorta dalle rovine (2) : a tale che il Kootwyck nel 1598 poteva chiamarla “ pulcherrinia et vetusti operis basilica „(i). Della sacra suppellettile onde era fornita la chiesa all’ epoca della guerra di Candia siamo sufficentemente informati : sì da poter da quelle notizie dedurre ragionevoli congetture anche sulla ricchezza del tempio, che, trattandosi del duomo arcivescovile di una capitale, ci appare tutt’ altro che eccessiva (4). Salvati a Venezia quegli oggetti, la più parte andarono poi dispersi. Al dì d’ oggi si ritrova appena la celebre icone della Messopanditissa, trasportata nella chiesa della Salute, di cui in sèguito dovremo più a lungo discorrere, e le reliquie del sangue miraclooso, della testa di S. Tito e della tibia di S. Saba (5), ricoverate del tesoro di S. Marco (6). Quanto però alla forma più precisa del tempio, se per la chiesa di S. Marco qualche giovamento potemmo ritrarre dalle antiche piante e vedute di Candia, per questa di S. Tito ben poco invero è dato fidare nei disegni, che sono per lo più o troppo piccoli e schematici o soverchiamente inesatti e fantastici. Dalle più attendibili vedute, che sono quelle del Clonza (/) e del Corner (H), e dalla pianta del Werdmùller (9), si deve dedurre che il campanile, coperto di cupola, fosse addossato all’ angolo sud-ovest del tempio, e che questo probabilmente presentasse pur esso forma basilicale. Al suo posto sorge attualmente la moschea di Fazil Achmet Pascià o Visir(10), la quale fu ricostruita poche diecine di anni or sono. Ma chi ha veduta l’antica, ricorda come questa in parte fosse tuttora veneziana. Era modestissima di (*) Ibidem. — Quivi si cita pure un opuscolo, che nente alla scuola del Sacramento, sarebbe stato pubblicato in argomento nel 1546 da (5) Anticamente la chiesa conservava pure la re- Giorgio Scienza, opuscolo del quale a noi non è riu- liquia di un braccio di S. Efrem, distrutta poi forse scito trovare alcun’altra testimonianza (... “ per quanto nell'incendio del 1544 (S. Feyrabend: Reyszbuch si può rilevare da una relatione antica dell’incendio delia desz heyligen Lands. Franckfort, 1584, pag. 126 — chiesa cathedrale di S. Tito, fatta per Giorgio Scienza e F. Faber: Evagatorium cit., pag. 287). stampata qui a Venetia Vanno 1546, copia della quale (6) G. Gerola: Gli oggetti cit. manoscritta si è conservata nell'archivio nostro ,). (7) XIII. i. (2) F. Cornelius : Creta cit., voi. Il, pag. 94. (8)XXVII. g.—Cfr. pure quella in pietra,LXXXIV.a. (3) J. Cotovicus : Itinerarium cit. (9) Voi. I, tav. 3. (4) G. Gerola : Gli oggetti cit. Nel ricordare (10) È strano come dalla maggior parte dei mole varie pale d' altare di quel tempio, gli inventari derni visitatori 1' ubicazione del duomo di S. Tito a menzionano una cappella dedicata alla Vergine, Candia venga erroneamente indicata, confondendo adorna di molti dipinti, ed altra cappella apparte- quella chiesa con altri templi latini.