A. Le chiese latine. i. SAN MARCO DI CANDIA. Uno dei primi e dei più importanti atti, mediante il quale i coloni veneti trasferiti a Creta vollero testimoniare il loro tributo di memore riconoscenza verso la terra natale, ed al tempo stesso sanzionare il fermo loro proposito di foggiare la novella terra ad essi ceduta sul tipo della madre patria, si fu l’erezione di un tempio posto nel bel mezzo della capitale e dedicato a quel patrono S. Marco, nella devozione del cui culto si compendiava tutto che di più santo e di più sublime potesse suggerire al sentimento dei sudditi fedeli l’ardente patriottismo verso la gloriosa Dominante. E come quella di Venezia era chiesa “ libera a servìtuU sancle matris ecclesie „, così indipendente da sudditanza ecclesiastica doveva essere il S. Marco di Candia. E come il doge, impossibilitato di esercitare personalmente la giurisdizione sacerdotale sulla basilica dell’evangelista, delegava a tale fine un primicerio, un primicerio anche a Candia avrebbe rappresentato il duca cretese in ciò che spettava agli uffici divini. Quella — non la cattedrale arcivescovile — era la chiesa veramente e propriamente veneziana; quello il tempio dove i magistrati con solenne cerimonia assumevano il reggimento, giurando propositi di giustizia e di buon governo, mentre i cittadini pregavano il grande Patrono di preservare la patria da infortunii e da calamità e di concedere gloria e vittoria al veneto vessillo (l>. (*) Il tempio servi anche di ambito ricettacolo alle rono sepolti, fra tanti altri, i duchi Marino Moro-tombe dei veneti magistrati morti nell’ isola. Vi fu- sini, Marino Gradenigo e Marco Corner.