V. LE ALTRE CHIESE RURALI. Non ripetiamo quanto abbiamo già premesso sulla difficoltà di riconoscere fra le chiesuole di campagna quelle che furono più propriamente consacrate al rito latino. Certo anche nei tempi più antichi, nei quali la diffusione delle cappelle cattoliche era quivi assai più larga, non fu mai molto considerevole il numero delle chiesuole edificate appositamente perchè venissero officiate dal clero nostro. Tutto fa credere anzi che anche i pochi oratori fondati dai Veneti per la campagna non diversificassero punto dalle altre chiese greche di cui era seminato il contado, mentre i preti latini, come si ebbe ad osservare, trovandosi fuori di città, funzionavano indifferentemente sopra un altare del proprio rito come sopra un’ ctyiz rpàm^x greca, in una chiesuola cattolica come in un oratorio scismatico. Onde, cessata l’opportunità di far celebrare in quelle chiese alla latina, la cappella passò senz’ altro e naturalmente al rito greco e come tale fu ben presto considerata ; mentre a loro volta i discendenti dagli antichi patrizi eransi intanto venuti ellenizzando a segno, da abbracciare quasi inconsciamente le abitudini del culto scismatico, e da trovare quindi che anche la nuova officia-tura dell’ oratorio rispondeva ai loro bisogni. Latine dovevano essere certo — quantunque costruite affatto alla greca — quelle chiese situate nel bel mezzo dei castelli delle castellarne, delle quali abbiamo dovuto toccare, trattando di quelle stesse fortificazioni. Sede in origine di un cappellano latino, costituivano il centro a cui traevano d’ogni intorno i nobili latini della provincia, ai quali troppo gravasse il portarsi alla cattedrale — talvolta troppo lontana e riposta — della diocesi rurale. Ma venuta meno l’importanza dei castelli medesimi, ed affievolito nel frattempo il sentimento religioso nazionale nella colonia veneta, quelle chiesuole