172 I MONUMENTI VENETI DELL’iSOLA DI CRETA sceva fuori di misura il numero delle parrocchie greche, delle chiese, delle cappelle, dei conventi e dei romitaggi. Contemporaneamente a questa causa prima e principale, molte altre circostanze di minor conto cooperarono e contribuirono a quello straordinario accrescimento degli edifici religiosi in Creta, per cui le città rigurgitarono di templi d’ogni fatta, e per la campagna si vide sorgere una fungaia di chiesuole e di cappelle, disseminate non meno sui dolci piani dei fertili campi ed al sollione delle lande deserte, come nelle aride spiaggie del mare e sulle vette scoscese dei monti, nel profondo dei burroni e nella recondita ombra delle selve. I veneti coloni della campagna, già divenuti greci di lingua, di costumi e di religione, avevano pur bisogno di eternare il ricordo della loro nobile prosapia in un’opera pia, che assicurasse un asilo sicuro alle stanche loro ossa, e garantisse all’anima peccatrice il perdono di Dio per le ricchezze non sempre giustamente procacciate: ed erigevano una chiesa. Gli antichi arconti indigeni a loro volta, ed i nuovi nobili cretesi, e gli stessi cittadini piti ricchi, avrebbero creduto menomato il proprio decoro, se con altrettanto zelo non avessero partecipato a quella gara di puntiglio e di orgoglio, ipocritamente mascherata sotto il nome di opera divota e gentile : e moltiplicavano i sacelli. Che se la religiosità esuberante di superficiale ostentazione di qualunque buon greco dell’ isola, o il sentimento davvero ascetico e pio di qualche fedele, avesse in realtà desiderato di attuare in più modesta forma la propria aspirazione di omaggio verso Dio ed i suoi santi, era ignota a Creta la bella abitudine dell’occidente latino di segnare le cantonate delle città ed i bivii della campagna coi semplici crocifissi e coi minuscoli tabernacoli : ed altro non gli restava che di fabbricare tutta una chiesa, a costo che essa riuscisse poi troppo indecorosa allo scopo ed inadeguata all’ intenzione : moltissime, al dire di un contemporaneo, erano le cappelle greche di Candia, “sed angusta et sordida atque ex tabulis nonnulla ruditer compact a „(1). Un antico elenco infatti enumera ben 108 chiese scismatiche nella capitale; e altrettante ne indicano le piante del Werdmùller e del Coronelli(2); mentre di poco diminuisce il numero in altri cataloghi(3). (’) 1. Cotovicus: Itinerarium cit. — E che tutte Archivio notarile di Candia: Atti di Giovanni Girardo). non fossero edificate in muratura, lo prova pure un (2) Nel nostro voi. I, tav. 3 e 4. documento del 25 settembre 1357, che sente il bi- (3) Il più antico fra tutti è l’elenco delle chiese sogno di far obbligo ad un monaco di Candia di fab- greche poste nei borghi di Candia, compilato nel bricare “ ecclesiant imam de petra et calce „(V. A. S.: 1320 per ordine della Repubblica (Catasticum eccle-