324 I MONUMENTI VENETI DELL’iSOLA DI CRETA fiancheggiata dagli arcangeli Gabriele e Michele, reggente in petto il medaglione col Bambino ecc. Quando la chiesa poi assume una forma più complicata, non muta per questo l’ordinamento generale delle rappresentazioni, anche se distribuite su maggior numero di pareti e di volte ; aumenta invece la varietà delle scene, specialmente nell’atrio, ove b fatto posto alle allegorie, alle parabole ed alla tipica pi£a Tot» ’Isolai. Quanto alla cupola, i pennacchi del tamburo sono sempre riservati alle figure degli evangelisti ; il cilindro stesso del tamburo alle imagini dei santi o ad altre sacre figurazioni; la calotta per lo più a un bel busto del Salvatore. * # * Che se dal campo degli affreschi più antichi, passiamo a quello delle recenti iconi — dipinte a tempera da prima, ad olio di poi, — ben poco invero ci resta ancora da aggiungere su tale riguardo, se pur vogliamo limitare il nostro discorso ai tempi della veneta signoria, senza occuparci delle posteriori produzioni dovute al secolo XV III, all’epoca cioè del più florido sviluppo della scuola iconografica cretese. Di imagini infatti che con certezza si possano attribuire ai secoli XVI e XVII ben poche ne conservano ancora le chiese cretesi ; e sono per lo più semplicissime iconi destinate a riempire i vani del téjj,jtXov nell’ iconostasio, od a venire esposte nelle solennità stabilite sopra il np7Jxuvr(ràptov : imagini che si accontentano per lo più di riprodurre la figura della Vergine in armonia agli antichi canoni che riscontrammo già nelle più vecchie imagini, od a raffigurare il Salvatore ed i santi, quasi sempre in mezza figura, qualche volta circondati in giro da piccoli quadretti, rappresentanti i fatti più noti della loro vita. Ma non mancano quadri dove siano dipinti dei soggetti particolari ricavati dalle sacre scritture e dagli atti stessi del santo, e dove allo svolgimento dei vari episodi sia dedicato l’intero spazio della tavola, suddivisa in zone ed in scomparti. Basterà per tutti ricordare il minutissimo quadro del monastero di Ghoìljà (Chissamo), opera del già ricordato pittore Nilo (che lo compiva nel 1642), rappresentante l’intero ciclo della vita di Giuseppe ebreo. Nella prima zona si vede la partenza di Giuseppe ; la sua calata nel pozzo ; la narrazione dei propri sogni ai fratelli ; e la presentazione delle vesti insanguinate a Già-