LE CHIESE 11 gli isolani apertamente accorrere alle chiese latine e professare la più viva simpatia specialmente verso i religiosi dell’ ordine francescano(2), frequentandone le chiese, chiedendo ed ottenendo di essere accolti ad officiarle(3), e persino di venir ammessi tra i conventuali di quell’ordine: un frate cretese fu quel Pietro Filargo, che nel 1409 cinse la contrastata tiara pontificia, col nome di Alessandro V (4). Alla pacifica convivenza dei due riti nell’ isola contribuì in modo particolare la saggia politica seguita dalla repubblica veneta nei riguardi religiosi, quella politica tradizionale della Serenissima, la quale, mentre segna un progresso innegabile per quei tempi, precorre molte delle teorie più conciliative generalmente accolte ai dì nostri. Nei riguardi della religione cattolica, la repubblica, sinceramente e profondamente devota alla chiesa, non tollerò mai tuttavia una soverchia intrusione del pontefice nelle questioni di indole puramente temporale, o anche soltanto in fatti e controversie per cui potesse venir turbato l’ordine e la pace dello Stato. Considerati i sacerdoti latini alla medesima stregua degli altri sudditi cretesi, la repubblica non solo richiese sempre da essi obbedienza assoluta nelle faccende temporali, ma ben anche li volle sottoposti a quelle stesse gravezze ed imposte cui erano soggetti a Venezia e cui erano obbligati gli altri cittadini : ritenendo giusto che essi partecipassero agli oneri, come fruivano dei vantaggi del veneto dominio. Nè piegò mai davanti alle proteste del clero, anche se appoggiate dalla curia romana (5). (*) “ ili trovo haver una chiesa in Candia — scriveva l'abate di Torcello Pietro Trevisan, intorno al 1580 — chiamata S. Maria di Spagna, la quale è in tanta de-volione a tutti quei popoli e greci e latini, che ogni sabbfito è visitata da tutti loro communemente con grandissima frequenza „ (W. van Heteren: Progetto di fondazione di un collegio di rito greco nell'isola di Candia in Bessarione, anno IV, n. 48, Roma, 1900). (2) Nella festa di S. Francesco, riferisce Benetto Moro, “ corrono quei popoli a visitar la sua chiesa, et nelle più gravi infirmità de" figliuoli sono soliti di far voto a questo santo et vestirgli dell’abito berettino; et perfino nella Sfacchià sono molti di loro che per de-votione di esso mettono alti figliuoli il suo nome „ (V. A. S.: Relazioni, LXXIX). — Un notevole esempio del favore goduto presso il popolo cretese dall’ u-mile fraticello di Assisi, ci è offerto dalla chiesuola di Kato Astràkji in quel di Pediada. I suoi affreschi del secolo XV, in parte ora sciupati, sono tutti di tecnica completamente bizantina e derivano affatto dall’agiografia greca: nel bel mezzo della parete meridionale campeggia però una gran figura di S. Francesco, con 1’ indicazione del nome latino in lettere gotiche. — A Pirghìi (Malvesin), fra le rovine della chiesa di S. Giovanni è una rozza scultura, ove entro un cerchio sono figurate le due braccia, emblema dei Francescani, colla data del 1601. (3) F. Cornelius: Creta cit., voi. II, pag. 15. (4) M. 'PsvispviT : 'luTopixcti ¡leUrat. 'Air,vai?, 1881. (5) Si veda ad esempio il documento riportato in F. Cornelius: Creta cit., voi. II, pag. 4 segg. — Una fonte importantissima per lo studio di tali questioni e per la storia ecclesiastica cretese in genere è costituita dal Cataslicnm ecctesiarum et monasteriorum comunis, ricca collezione di documenti, composta nel 1320, con aggiunte anche posteriori. L’originale, assai malconcio, si conserva in V. A. S. : Archivio del duca, V ; ma una buona copia antica si trova in V. B. M. : Lat. X, 179 : e di essa noi ci serviamo costantemente (Cfr. per esso E. Geruand : Das Ar-