LE CHIESE GRECHE 173 A Canea poi superavano la trentina<0 ; a Retimo erano pure intorno a trentasei(2); mentre a Sitìa, data la piccolezza e la miseria della città, arrivavano starimi, cit.). Fra i più recenti invece vanno ricordati quello del 1548, che enumera 25 chiese con 15 preti entro la città antica e 75 con 48 preti nei borghi (V. A. S. : Consultori in jure, CCCC1II) ; quello di Benetto Gatto, che ricorda appena le undici princi, pali (V. B. M. : Hai. VII, 569) ; quello di un anonimo, con 73 chiese complessivamente (V. B, M. : Hai. VII, 156) ; quello di altro anonimo, con 88 numeri (F. Cor-Nelius : Creta cit., voi. II, p. 229) ; e quello già citato del Komitàs, con 108 nomi. — Gli elenchi non corrispondono esattamente fra loro, sia per varianti nella nomenclatura, sia per spostamenti di nomi, ed anche per qualche divergenza nel distinguere le chiese latine dalle greche. Dal loro confronto però e dal sussidio fornito dalle due piante del Werdmiiller e del Coronelli, riesce abbastanza facile ricostruire un quadro della diffusione delle chiese nella capitale durante l’epoca veneta. — Chi si faccia però a rintracciare gli avanzi di quella miriade di chiese greche ai giorni nostri, troverà non senza sorpresa che quattro soltanto di esse rimangono in onore, quasi completamente rimodernate (Madonna Pandanasa, detta ora S. Maria e S. Mena; Madonna Manolitisa, detta ora S. Veneranda; S. Matteo; e San Giorgio, ora chiesa armena di S. Giovanni). Altre undici furono ridotte o sostituite da moschee (la bella e grande chiesa di S. Caterina e dei Ss. Dieci, la più ampia fra tutte le chiese greche di Candia, ora moschea Zulfukàr All Pascià o Aghjìa Katerìni; S. Giorgio Suriano, ora moschea Abdurahman Pascià; S. Maria Psikhosostra, ora moschea Sufù Mechmet Pascià; S. Anastasia, ora moschea Rezèp Aghà ; S. Fotina, ora moschea Findlk Hazl Mechmet Pascià; ed il convento delle monache di S. Maria, ora moschea Ser Topi Ali Aghà), da tekjè (S. Irene e la Madonna Faneromeni), o da sacrari turchi (Ss. Apostoli). Di altre diciannove ancora, abbandonate alla desolazione o convertite in case private, in bagni, in forni, in botteghe, in fabbriche, in stalle, e peggio ancora, rimane tuttora qualche resto o qualche rudero: fra esse pare si debba pur collocare la principale chiesa greca di Candia, sede del protopapa, dedicata a S. Maria degli Angeli, alla quale apparterrebbero i resti di chiesa a due navate — di cui la settentrionale larga internamente m. 3.30, la meridionale distrutta — con bella porticina adornata di doppio dentello contrapposto (Collez. fotogr. n. 100), posta all' interno di un caffè. Tutte le rimanenti invece sono scomparse affatto. Dell’intero numero non avremo a riparlare che di pochissime, quelle di S. Caterina, di S. Irene e di S. Onofrio. (l) Trentasette le dice il Basilicata (V. B.M.: Hai. VII, 1683, pag. 43) ; trentatre invece altre fonti (V. Coronelli, Ìsolario cit., pag. 210). Lo specificato elenco di un anonimo ne registra solo ventisei (V. B. M. : Ital. VII, 156, pag. 235), pur tacendo di quelle di S. Giovanni Eremita, dei Ss. Apostoli, di S. Spirito e di S. Anastasia, comprese nella pianta del Coronelli, e di quelle di S. Marco e di S. Marina, dalle quali deve aver preso nome uno dei cavalierotti della fortezza, chiese le quali pro„ babilmente non erano latine. Ma incerta è la loro ubicazione, in quanto non ci vengono in aiuto le piante del Corner e del Coronelli (pubblicate da noi nel voi. I, fig. 8 e fig. 251). Nella pianta moderna di Canea (Ibidem, voi. I, fig. 11), sono indicate col segno le località ove tuttora sorgono o restano almeno avanzi di di-ciasette edifici religiosi, cinque dei quali (n. 3, 8, 9, 14, 1“) però furono già ricordati fra le chiese latine, mentre qualche altro ancora deve forse ascriversi allo stesso numero, e il tredicesimo corrisponde all’attuale sinagoga. La chiesuola n. 1 era certamente consacrata a S. Nicolò; quella al n. 2 si dice fosse dedicata alla Odhighjitrja ; a S. Caterina la quarta (che per contrario parrebbe corrispondere al S. Michele della pianta del Coronelli); a S. Lucia la seguente (Collez. fotogr. n. 247) ; dove la sesta conserva l’antico nome dei Ss. Anargiri ; della settima si crede dubitativamente si chiamasse S. Caterina ; la duodecima si intitolava da S. Demetrio ; da S. Nicolò forse la quindicesima. Ma anche frale moschee, indicate col segno q, alcune devono essere state anticamente chiese cristiane di rito greco. Cosi la moschea di Dhell Hussein Pascià o Kjoprù (n. 8), che sembra da identificarsi col S. Spirito della pianta del Coronelli; quella di Sinan Aghà o Arab (n. 5); quella di Chasseki Mechmet Aghà o Topanà (n. 6) — il S. Giovanni Evangelista della pianta stessa —; e quella di Chasseki Achmet Aghà (n. 7). (z) V. B. M.: Ital. VII, 1633 — V. Coronelli, Isolario cit., pag. 214. —Di alcune ditali chiese (S. Veneranda, S. Onofrio, S. Salvatore, S. Sofia, S. Anna ed altre ancora) parlano gli antichi documenti e memorie (V. A. S.: Archivio del duca: Visite, 1536 — Dispacci dei prov. da Candia: 31 agosto 1578 — Senato Mar, LXV, 18; LXV1I, 72; XCII, 150* — D.Li-gnaminei : Inscripliones cit., ecc. ecc.). Diverse ancora (S. Salvatore, S. Luca, S. Sozo, S. Maria) si vedono figurate nella pianta del Magagnatto (nel nostro voi. I, fig. ¡3). Da esse o da altre è a credersi prendessero nome le varie parti della fortezza, dette di S. Maria, S. Paolo, S. Elia, S. Luca, S. Lucia, S. Spi. rito, S. Giustina, S. Sozo, S. Teodoro, S. Salvatore (Ibidem, voi. I, pag. 503).