Elenco dei ritratti di offerenti. Aggiungiamo qualche più ampia notizia su quelle tipiche pitture, rappresentanti, come voleva il costume di allora, il pio fondatore delle varie chiese, effigiato sulle medesime pareti del sacro recinto, per lo più presso la porta d’occidente, talvolta nei lati più lunghi, tal’altra ancora nella parte absidale o persino nella volta. Il committente vi è raffigurato ora solo, ora colla moglie, coi figli, coll’ intera famiglia o cogli altri partecipanti alla devota fondazione. Inginocchiati davanti al santo protettore, o ritti in piedi — per lo più fra il giulivo contorno di un frutteto di melagrani — reggono la simbolica chiesuola tra le mani o stanno raccolti in atto di preghiera. Più raramente sono rappresentati a cavallo. Sono uomini : guerrieri muniti di arco e di faretra o cinti di spada e di pugnale, nelle più differenti fogge di veste e di armatura ; gentiluomini svariati e stravaganti di costumi ; sacerdoti o monaci, paludati negli abiti di rito. Sono donne : matrone avvolte in bianchi lini, con ricco manto di scarlatto, o nei severi abiti vedovili ; e monache gelose della semplicità del loro costume claustrale. Sono fanciulli e fanciulle, nella innocente candida veste. La serie di tali ritratti — le figure individuali raggiungono complessivamente il numero di 138 — in gran parte da noi riprodotti in tavole a colori — grazie alla munificenza del senatore conte Nicolò Papadopoli Aldobrandini —, presenta allo studioso un triplice interesse. Anzi tutto infatti l’artista greco, necessariamente spogliato del fardello delle secolari tradizioni, è costretto ad esplicare quivi con maggior sincerità e con più libero individualismo i propri talenti pittorici : dacché la persona è per lo più riprodotta dal vero, senza che l’aiuto o il ricordo delle solite e convenzionali imagini sacre possa soverchiamente influire sulla rappresentazione di figure d’indole e di natura affatto diversa. Laonde, se al più inesperto mestierante, insieme colla mancanza di modelli, vien meno ogni artistica risorsa, ed il ritratto riesce duro e stentato, al pittore più abile e geniale giova invece quell’affrancamento dalle noiose forme imposte dalle esigenze del rito e dalle pastoie della tradizione; e volentieri egli indulge alla propria ispirazione nel ritornare alla sana scuola della natura, e nell’apprendervi a creare delle opere che si devono ritenere come veramente pregevoli, così per la finezza dell’esecuzione, come per la vivacità ed il brio della tecnica : basti per tutte la bella testa del prete Varuca a S. Veneranda di Amari. Di qui la conseguenza che i nostri ritratti non solo vanno considerati come specifica produzione di un’arte di cui invano si cercherebbero degli esempi così geniali nell’isola, ma altrettanto studio essi meritano per il fatto appunto che ci riproducono con relativa fedeltà la effigie di persone le quali possono ad ogni modo presentare un certo interesse per la storia e per l’etnografia cretese. Dopo tutto però la collezione dei nostri ritratti ripete il suo principale valore dal notevole contributo che essa reca alla storia del costume cretese nei secoli dal XIV al XVI. Uno studio consimile non fu ancora compiuto per le altre terre della Grecia ; e noi ci troviamo nella condizione di ignorare pressoché completamente quanto riguarda le vicende storiche del vestiario in quei paesi. Per quanto poi più particolarmente si riferisce