LE CHIESE 9 troppo teneri delle vere pratiche di pietà e del vivere cristiano : che anzi già in quei tempi la religione loro si riduceva ad un formalismo esterno, che ne limitava la esplicazione alla rigorosissima osservanza dei frequenti digiuni, al pauroso rispetto dei sacerdoti, ed alla appassionata partecipazione a lotte e contese contro gli altri cristiani dissidenti dalle loro idee, mentre “ pochissimi sono quelli contadini che scippino farsi la croce, nonché dire alcuna oratione, et rare anco sono le case nelle quali si ritrovi imagini di Nostro Signor, di Nostra Donna o di alcun Santo „ (l). — Ma per converso invece, malgrado le leggi restrittive imposte dallo Stato, era enormemente cresciuto il numero dei preti, e le file loro ognor più si ingrossavano, nella liberale accolta di quanti, per fruire di una condizione privilegiata e per godersi rendite meno stentate, non disdegnavano dal ricorrere a mezzi illeciti per ottenere la consacrazione, e non vergognavano di praticare palesemente vita disonesta, dopo ottenutala(2). E insieme coi preti greci si moltiplicavano le chiese, insieme colle chiese il numero dei fedeli. Nelle continue ed inevitabili relazioni e rivalità fra i seguaci dei due riti, dove in favore degli uni militava la supremazia di dominio, mentre gli altri erano formidabilmente giovati dalla maggioranza numerica, è doveroso riconoscere che la popolazione latina dimostrò sempre una più ragionevole tolleranza verso la scismatica, che non questa rispetto alla rivale. Fosse disinteresse per certe sottili questioni religiose, che tanto facilmente invece avevano turbato e turbavano l’animo dei Bizantini; fosse coscienza di superiorità e di signoria, per la quale sembrava ingeneroso perseguitare gli indigeni per questioni puramente religiose ; fosse desiderio verace di quieto vivere e di tranquillità ; fatto si è che il popolo veneto palesò sempre tale un rispetto verso gli isolani, che avrebbe meritato da parte di questi un riconoscimento più esplicito ed un ricambio più sincero. Senza dire dei veneti patrizi abitanti in campagna, i quali avevano abbracciato il rito greco, le chiese scismatiche furono più volte indifferentemente non solo visitate anche dai fedeli cattolici (3), ma officiate altresì dai preti latini(4); (*) Relazione di Giovanni Mocenigo del 1593 (V. A. S.: Relazioni, LXXIX). — Cfr. pure la relazione testé citata del Foscarini. (2) Si veda di bel nuovo, ad esempio, la relazione stessa del Foscarini, il quale apertamente rivela esser usanza del clero greco: “ lenir le chiese come porcili, il più senza sacramento, il quale se pur tengono, portano et conservano nelle proprie case piene de’fi- gliuoli „. (3) Cfr. pag. 13, nota 4; e pag. 14. (4) Già nel quattrocento Cristoforo Buondelmonti testifica di aver celebrata messa nella chiesuola in vetta al Ghjùkhtas (Temene), che certamente era greca (Ch. Bondelmontius: Descriptio Cretae, in F. Cornemus: Creta cit., voi. I, pag. 97); un secolo dopo i compagni di pellegrinaggio di Domenico Trevisan ricor-