LIBRO UNDECIMO. 561 tuto j & attaccatovi fuoco, convennero i Veneti abbando- 1668 narlo. Bensì ne mantennero un’ altro, benche vigoroiamen-te aflalito . Ma quefto pure convenendo- ceder, poiché è tale la pofitura di quella parte, che dall’ altra verfo la piazza difccnde , ond’ elTendo i pofti dominati, e battuti da più lontani, tutti fi riempivano prettamente di fangue. Lo Spar pertanto giudicò bene di abbandonar alcuni bonetti , che non fervivano , che di fepolcri a’ foldati : ancorché i Comandanti maggiori, che ne prevedevano i danni, lo riprendef-fero di haverlo fenza loro notitia efeguito. Dopo di ciò il picciolo rivellino reftando feoperto, fù dal cannon de' nemei a pochi colpi quafi intieramente {pianato, e con più aifalti occupato. Le loro batterie dittruggevano furiofamente le palificate, e i parapetti, e tutto ciò, che veniva oppofto per ripararli j anzi tentarono di riempir di terreno il fotto affai angufto in quel lato. Nè quafi più fapeva il Marchefe di Sant’Andrea, che rimedio applicarvi, fe non che appref-fo San Spirito fece collocare fei cannoni nel foifo, che batterono per traverfo i nemici con loro grandiilìmo danno. Egli confumato nelle guerre, & a parte delle più famofe imprefe di Europa , confettava inoperabile , fe non l’arte, almeno la forza de’Turchi : e chiamando fcherzi puerili tutti gli altri afledii, c’ haveva veduti, foleva dire j l’attacco , e la difefa di Candia efler opera di giganti. Qui feorge-vanfi fopra que’ruvidi faffi trafportate montagne di terra , fondati argini in mare, fabbricati alloggiamenti tra 1’ onde, impiegate tutte le macchine dell’ ingegno, e dell’ arte, e coll’ ufo di ogni fierezza, fe con i cannoni, e con le mine s’abbattevano le muraglie, e fi fpiantavano i Forti, nell’ ifteifo tempo con pioggia di fuoco, e tempefta di faffi, gli huomi-ni fi dittruggevano fin dentro i ripari. Nella città, ogni fabbrica demolita , gli habitanti vivevano nelle caverne , & i foldati ftavan ò fopra le breccie efpcfti a’ pericoli, ò mal ficuri nel fondo delle muraglie. Nè danni minori dall’ arti flette provavano i Turchi fempre travagliati fenza ripofo, &offcfi fenza falute . Caterino Cornaro mirabilmente operando s’ aifac- ^ ^ ^ ciava per tutto al bifogno, s’affrontava a’ pericoli, fenza quiete Caterine in ogni luogo affifteva 5 la fua vita era una vigilia , e la fua ope- c$r*aro-H.TSLam T. 11. N n ra- 1