LIBRO SETTIMO. 415 fle di applicarvi le forze. Non era il Senato fenza qualche cu- 1658 ra per le cofe d’Italia} imperoche terminata la campagna, i Franceli per gailigare l’incoitanza del Duca Carlo, havevano prefo nel Mantovano i quartieri d’inverno, cfpilando il pae-fe con ogni forte d’infolenza, e di aggravio. II Duca ricor-fe a Venetia, efpedendo un dietro l’altro il Conte Giovan Francefco Bulgarini , ik il Marchefe Palla Strozzi a chieder interpofitionc, e foccorfo. Ma la Republica, che per le proprie occorrenze haveva indebolito il prefidio della città, non li credeva obligata prefervare da’danni l’aperto paefe . Impiegò ad ogni modo in Francia gli offici i, e riportò Sicurezza, che oltre il comodo de’quartieri non fi dilatavano maggiormente i difegni ; & al Duca di Modena havendo rimeilò il Rè la facultà di aggiustar ogni cofa, il trattato fù portato tanto in lungo, quanto il bifogno durò, e poi al tempo di ufeir in campagna fù accordato la neutralità trà i due Duchi. Pofcia quello di Modena , paifato 1’ Adda a Cattano, penetrò nel Milanefe, efpugnando Mortara in breviffimi gior- 7/D„,w; ni. Ma poco dopo logorato l’animo da interni penficri, & Modana indebolita la falute per una ferita già rilevata j cedè in Sant’ * là alla forte mortale, lafciando fama di Principe dorato di poco dopo grandiifime parti, fe alla fortuna, & all’ animo fi fuifero ag-giullare le forze. Mà mentre in iStato anguito meditava gran cofe, fervendofi di armi Straniere, fù dubbio, fe più meri- ra( coman-tafle lode per gli alti difegni, che concepì, o biafimo per i à* mali, de’quali fi fece miniitro. In fine conofcendo, che agli spaurii. altrui profitti, & a’ fuoi danni ferviva, chiamato al letto Al-fonfo fuo fucceifore , fedamente l’ammonì di riconciliarli quanto prima con gli Spagnuoli, e di renderSi ben’ affetti i Romani Pontefici ; poiché da quelli l’avvisò fopraftare il maggior pericolo alle fortune della fua cafa. Il Fine del Settimo Libro. I SOM-