LE CITTÀ 237 buone i meno propensi, si era provato anche dalla concessa proprietà dei terreni in fortezza suo meglio per convincere colle a proclamare che fosse decaduto chi non avesse iniziata la casa entro sei mesi e non la avesse compita entro due anni; ma, mentre i cittadini continuavano a chiedere la concessione gratuita dei legnami e delle angarie, egli stesso riconosceva che quella era una semplice manovra per tirar le cose alle lunghe, e che molto più pratico sarebbe stato da parte del governo rinunciare senz’altro al proposito di trasportare la popolazione lassù, permettendo che essa continuasse ad abitare la vecchia sede, salvo a ridursi entro la fortezza in caso di pericolo(1). E così infatti avvenne. Della fabbrica di case sul monte nessuno più parlò: ed alla nuova fortezza venne cosi a mancare lo scopo precipuo per cui dai cittadini medesimi essa era stata richiesta e sollecitata. Fra le abitazioni sorte lassù di cui restano avanzi, ben poche sono quelle che mostrino di aver appartenuto a qualche famiglia patrizia locale e presentino qualche interesse per , . FIG. 140 — RET1MO — PALAZZO IN VIA DELLO ZAR. (367). tale riguardo. L’una — non lungi dalla moschea — fu da noi già ricordata come ipotetica sede dell’ episcopio. (') V. A. S.: Dispacci da Candia, 26 maggio 1586.