18 I MONUMENTI VENETI DELL* ISOLA DI CRETA ratione opus habet minaturque ruinam celerem „, mentre il precedente capitano era morto prima di poter eseguire quei lavori(1). E ancor una volta, “ quoniam palatium capitanti nostri Crete tendit ad ruinam et opus sit repar adone ne cor-ruat „, il 1° dicembre 1469 veniva concesso un ultimo stanziamento di 100 ducati : evidentemente in questo e in tanti altri casi l’autorizzazione al predecessore era giunta troppo in ritardo perchè il lavoro potesse venir compiuto da lui, ed il nuovo capitano doveva riprendere la pratica da capo, a rischio a sua volta di non arrivare in tempo o di non trovare i fondi ormai più bastevoli agli aumentati bisogni o anche di aver già nel frattempo devoluta la somma ad altri lavori più urgenti ancora. Quanto ai secoli posteriori, nella penuria di documenti di tal fatta che caratterizza quell’epoca, non va trascurata la notizia data il 14 settembre 1549 del terremoto di pochi giorni prima, in seguito al quale “ h pallagi de nui ducila et capitaneo se sono in alchune parte resentiti et aperti, per esser fabriche antiche et molto più quello di me capitaneo, che chi non proveda in restaurarlo, potrà seguir qualche danno et gran inconvenientet3) ; e l’altra informazione trasmessa il 28 gennaio 1579 dal capitano Natale Donà, il quale aveva fatto risarcire — colla spesa di mille ducati — l’intero palazzo, dopoché questo erasi incendiato nel novembre precedente (4). Dopo di allora di quell’edificio non sappiamo assolutamente più nulla. Le piante veneziane di Candia mostrano come esso fosse situato di fronte all’Armerla, al di là della via che conduceva a S. Tito. Ma a quel posto sorge attualmente una fabbrica del tutto moderna, adibita a scuola turca ; e nessuna traccia di antichità è su quell’area. (*) V. A. S. : Senato Mar, VIII, 100*. sponsivc. ( ) Ibidem, IX, .5. ^ V. A. S,: Dispacci da Candia, 28 gennaio 1579; () V. A. S. : Archivio del Duca: Missive e re- e Relazioni, LXXXI : sua relazione del 1580.