12 I. — GENERALITÀ bica nella rimanente campagna istriana più compatta delle altre due, più recente, ed a tribù poco>tra loro varianti. A questa ultima appartengono circa 60,000 Serbi, detti dagli Italiani Mor lacchi, i quali vennero trasportati dalla Dalmazia e dall’Erzegovina nei secoli XVI e XVII, e abitano le terre dell’Istria inferiore, fra il Quieto e l’Arsa, misti fra Parenzo ed Orsera a Schipetari slavizzati. Questi Serbi si trovano nel più basso grado di coltura, sono inerti al lavoro, vendicativi e rapaci. Calzoni lunghi e stretti e sandali li distinguono dagli Sloveni, i quali vestono calzoni larghi, corti e non allacciati, e portano scarpe. La benefica influenza esercitata su questi ultimi dalla vicinanza di Trieste, Capodistria e Pirano, ed il più facile smercio di tutte le loro derrate, li rende più attivi, più intelligenti ed esperti nella coltivazione del suolo. I 3000 Romauici,di cui si disse più sopra, chiamati dagli altri Slavi Vlahi, e dagli Italiani Ciribiri o Ciciliani, ultimo avanzo dell’antica colonizzazione romana, abitano la Valdarsa superiore: nella loro lingua famigliare si servono d’un latino corrotto, come i Vallachi nei Principati Danubiani. Infine sonvi ancora nell’Istria circa 250 Montenegrini, appartenenti alla chiesa orientale, che abitano a Peroi, vicino a Dignano, e furono importati nel 1657 dalla repubblica veneta. Nei paesi lungo il litorale e nei principali centri dell'interno parlasi ordinariamente il dialetto veneto, od almeno esso vi è compreso e parlato dalla maggior parte degli abitanti, anche se Slavi : solo in pochi villaggi dell’interno in meno facili e meno frequenti rapporti col litorale parlasi esclusivamente lo slavo. La lingua italiana è mantenuta quale lingua d’insegnamento negli istituti superiori d’istruzione di Capodistria (ginnasio) e Pirano (Scuola reale superiore); nel ginnasio supe-