LIBRO SÈTTIMO. 3S9 Auditore, oltre molte altre*perfone, & officiali di conto. Ta- 1657 le fù il cafo di Lazaro Mocenigoche per 1’ occaiìone , e per Leie/at* il luogo non poteva effere più celebre, mà nè più inoppor- Mocenigo runo, da tutti compianto per F acerbità, e per l’infortunio, che privò 1’ armi Chriftiane d’ infigne vittoria. Nel corfo del- morto ¡¡o-la vita privata egli era paifato per varii, e di veri! accidenti. Poi con faggi di fommo valore portato quafi di volo all’apice *** »»>-delle dignità militari, traffe a sè gli occhi, e iapplaufo del tOT'0' mondo 3 ftimato da tutti, amatiffimo dalle militie, temuto dagl’ inimici j intrepido ne’ pericoli , fortunato nelle battaglie , giuftiflimo nel governo. Ciò che agli altri prudentemente ordinava, egli lfefTo arditamente efeguiva. Non perdonando nella militar difciplina le colpe leggieri, & infleffibile contra i codardi, altrettanto generofo co' più bravi fi dimoftrava „ Al coraggio credeva, che tutto cedeife, e che la natura ob-bediffe, e la fortuna ftefsa preftaffe braccio agli huomini forti . Perciò alcune volte trafportato d’ardore , pareva , che ciecamente incontraife il pericolo , e che troppo fovente ogni cofa azzardale : mà ciò, che fembrava temerità, era virtù necef-faria , imperoche mifurandoil numero, e l’ardir del nemico, egli ftimava,, che nè incontrarlo, nè batterlo fi poteife, fe non pareggiando col cuore la forza. Cosi dunque fi terminò ’1 conflitto a’ Dardanelli, che durò tré giorni, in cui acquisirono i Veneti una Sultana , una galea , & una maona, mà i Turchi perderono altre fei navi , quattro maone, ò affondate , ò abbruciate, &: alquante galee, che fi ruppero in terra. Contaminata la vittoria dalla morte del Capitan Generale r languirono gli animi nel corfo della fortuna ; poiché i Comandanti Pontifìcio, e Maltcfe, non afcoltando ragioni, in quel procinto, che alla Republica additava pericoli, & all’armi profitti, due giorni dopo il conflitto, ridottali al Te* aedo tutta Tarmata ,fciolfero per Italia. Anche Barbaro Ba- Wu„, # doaro , affunto appena il comando y affai ito d’infermità cede alla natura 5 onde Lorenzo Renieri, Capitano delle galeazze, Badelrt*. nè per animo, nè per ifperienza capace di tanto pefo, ne prefe la cura ✓ Stando in tal guifa confufa l’armata de’ Ve-netiani, mancandovi per la morte de’comandanti maggiori l’autorità, la difciplina, e l’ordine , & infieme l’accoftu-H. Nani TAL - £ b 3 mato