LIBRO DECIMO. 535 giunfero otto Spagnuolc, quattro cioè di Napoli da Gian- 1667 nettino Doria, & altrettante di Sicilia dal Marchefe di Villafranca dirette. Formavano tutte quelle un corpo di venti galee, & unite alle Venete erano capaci di operar qualche cola importante. Ma i Comandanti delle aulìliarie trovandofì mal guarniti di foldatefche r non folo ricufarono di sbarcar nella piazza, ma non vollero, ònon feppero ad altra imprefa appigliarfi. Fù dunque rifoluto , che feorrefsero le acque di Canea con altre dieci galee, e cinque navi della República fot-to il comando di Luigi Pafqualigo; il Capitan Generale col reflo in Candia fermafse, e vi sbarcafsc due mila remiganti per lavorar con la zappa, Confìglio, che non riufeì con par-fortuna all’intento, fe pure, come fù detto, non lo fugge-riife al Villa l’emulatone col Barbaro , & al Moroiìni la cupidigia di riportar folo la gloria della difefa. Certo è , che il viaggio degli aufiliarii a nulla fervi, impercioche paf-fati a Suda per far acqua , e prefa una Iondra con feifanta huomini,, ritornarono alla Standia; poi iciolti di nuovo, e prefi altri quattro di quei piccioli legni, feorfero a villa di Canea spallando a Cerigo y da dove a’venti di Settembre partirono per Italia. In Candia mandò Solamente il Bichi cento foldati, debole rinforzo al prefidioy e quelli purea conditone, ch