338 DELL’ HI STORIA VENETA 1654 c recenti difgufti contra di lui concepiti, poiché egli era fo-lito a caro prezzo mercantar le fue truppe , derider i principali Miniftri, tenerli fempre in fofpefo, eiìger danari, mancar’al bifogno; e particolarmente nell’ultime turbolenze di Francia s’era diretto con tal’ incoftanza, che pareva , dato haveffe quafi certi fegni di mal’ animo, ò di fede dubbiofa. Frattanto 1’ Arciduca col Principe di Condò s’ accampò fotto nrune- Arras; ma fopraggiunto ilTurrena, dopo ricuperato Stenè, eh’egli ftefl'o haveva già confegnato agli Spagnuoli , aflalite co”JiP'con ^ hneeJ sforzò con infigne vittoria. ¿’Arciduca, & il «¿ri,5 Conte di Fuenfaldagna , lafciati cento cannoni, & il bagaglio, fi falvarono in fretta. Il Condè intrepidamente procurò di re-fiftere, ma dal difordine, e dalla fuga anch’egli rapito, più non potè, che raccogliere alquanti foldati difperfi, e ritirarli in ficuro. In Germania poi s’apprendevano rivolutioni mag-«L S’0™ dipendenti da caufe alte , e d’ accidenti fatali. Dopo "sw“ì™ li haver voluto Chriftina con la pace accordata con gli Au-%inH*lìa fermar il corfo alle profperità del ìlio Regno, era ap- pretto quei popoli molto decaduta dalla ftima, & affetto , che per l’autorità del comando, e per le fue virtù meritava . La natione di genio martiale, i Generali , & i foldati avvezzi all’ armi 7 & alle prede, patir non potevano 1’ otio inutile, e la pace mendica. Appariva in oltre la Reina tutta inclinata agli Auftriaci, e con officii efficaci promoveva 1’ elettione di Ferdinando Quarto in Rè de’ Romani, nè fa-pevafi indovinar la cagione. Antonio Pimentelli , Ambafcia-tor, di Spagna trattava con tal confidenza, che pareva tenef-fe fopra di lei arbitrio aifoluto : ma ella tocca da interni lumi della Religione (incera, di lui fi fervi va per appoggiar- li in ogni cafo alla Spagna, e per far venir in Svetia huo* mini dotti per iftruirfi. Indebolendoli dunque il credito di Chriftina, js innalzava il partito dell’ Oxenftern ; & il Principe Carlo Guftavo Palatino dichiarato per fucceffore, mostrando da lei dipendenza modefta, tirava a sè con arte fa-gace i cuori, & i favori di tutti. Perciò con attionc , eh’ è riwnxi’au forfè la più celebre de’ noftri tempi, volontariamente la Rci-cZ”o gu na 111 eta ^ ventisette anni gli rinuntiò la Corona . Anda-ftato. vano in quefto Principe del pari gran penfieri, e profondo fegrc-