LIBRO DECIMO. 537 neggi . Venne quelli ben preito ; ma però il Vifir non 1667 fi curò di afcolrar 1’ altro , meditando con penfieri profondi , folo di haverli in poter fuo per placar , fe oc-coreife , con pronto accordo 1* impatienza delie militie , e rimediar a’ cafi del tempo , e della fortuna. Nò il Gia-varina follecitò di parlargli, per cancellare col filentio 1’ o-pinione , che tenevano i Turchi , eh’ei fuife andato per congegnare la piazza. Haveva il Vifir nel giorno, che il Segrerario sbarcò, appunto per far credere, che ne portaf-fe la deditione, ricercato fofpenfìone d’armi; ma la negò il Capitan Generale per difereditarne il concetto, anzi raddoppiò più furiofamente in quel giorno il travaglio con batterie , e fornelli , e poco dopo s’avanzarono le galee, e le galeazze a battere nella fteflli Valle del) Gioiìro i padiglioni Turchefchi. Danno tuttavia rilevante non inferirono agl’ inimici, che anzi corrifpofero vigorofamente con le loro batterie avanzzate full’ orlo del mare. Profeguendo dunque oftinatamente l’attacco, perivano molti de’Turchi nelle intimiti fattioni, e non pochi per il caldo ecceifivo della ftagione, quei particolarmente, che nel fito baffo del Giofiro pativa- di 110 per 1’ aria più grave ; e corrotta . Affine , che non fi Cani,a' fpaventaifero i foldati novelli a veder ogni giorno ammon-tonati nel cimiterio cadaveri infranti , e membra recife, ordinò il Vifir , che i morti fi feppelliifero fubito nel luogo ileifo, dove cadevano eftinti ; e perciò fuccedeva, che non picciolo numero de’ feriti haveiìero prima fepoltura, che morte. Nò mancava egli con varie arti di tentare la coftanza , e la fede di quei della piazza, gettando con freccie dentro le mura biglietti, e con proinelfe a’ defer-tori di premii , e con minaccie a’ più rifoluti di ftrage, efagerando particolarmente, che fe attendeifero la forza degli aifalti , ò gli eftremi della neceffità, non vi farebbe altro patto, che ò di morte crudele, ò di duriffima fervitù. Vantava di cento mila huomini, che diceva havere nel campo , dodici mila impiegarne a cavar terra continuamente, affine , che ò vedeifero un giorno forgere in mezzo della Città le fquadre armate , ò reftaifero tutti Seppelliti nelle ruine. Ma fe diroccavano le muraglie, e crollavano gli edificii, erano