28 DELL’ HISTORIA VENETA 1644 lar Agì tra gli eftinti, e tra’prigioni Me'emet Effendi, Cadì della Meca. Gli altri, feriti la maggior parte , erano trecent’ ottanta, comprefovi trenta donne, e venti giovani paggi . De' Cavalieri, oltre il Generale , & un Capitano di galea , mancarono nove, con altri cento Tedici d’ogni forte di gente , e ducento feriti. La preda trapafsò due millioni ,• ma tutto fù porto a ruba, ogn’ uno di gioje, e danari, pigliando ciò, che trovare potè, e che gli prefentò la fortuna. I Maltefi ormai fianchi non lì curarono più di feguitare gli altri legni, già allontanati j mà prefo il Galeone a remurchio, andarono per far acqua a Cala Limeoncs, porto nel marau-flrale di Candia aperto, & incuilodito. Ivi sbarcarono cinquanta Greci tratti dalle catene de’Turchi, & alquanti cavalli . Indi radendo il lido delia Sfacchia, volevano dar fondo appretto Cailcl Seiino, fe il Comandante non li haveife avvertiti di allontanarfi. Perciò s’avanzarono a Cerigo j nè dimando bene il Proveditore della Republica , che s’an-coraflero fotto ’1 Cartello, fi fermarono nella cala di San Ni- ' colò, e poi in alcuni feni romiti di Cefalonia, fin’ a tanto, che placato il vento contrario, hebbero modo, abbandonato però il Vafcello, che più non poteva reggerfi, di navigare verfo Malta. Accolti con allegrezza, & applaufo, per ac-crefcere lode all’ attione, lafciarono correre fama, che tra i prigioni fi trovafic certa donna con un picciolo figlio di quattr’ anni, primogenito di Ebraim, narrando per ornare la favola, che invaghitofene il Rè , mentre ella ferviva la più favorita delle Sultane, & havutane prole, queft’ altra in-gelofita, l’ammaliale ; da che per curarfi prendeife motivo il fuo viaggio devoto alla Meca fotto cuftodia del Chislar Agà, e vi conduceife per circoncidervi anche il fanciullo . Ciò ricavavano i Maltefi dal rifpetto, con cui la trattavano gli altri, e dall’ oftinato filentio , che ella guardò circa la iua conditione nel breve tempo, che fopraviife. Mà da Co-ilantinopoli non udendofene querela, nè avvifo, fù condannata facilmente la vanità del racconto da chi fapeva, de’ Rè Turchi non eifer furtivi, nè fegreti gli amori, mentre il Serraglio è publica Scuola d’impuri piaceri, dove le femmine fenza fperanza di ufeirne , fono culfodite con vigilantiilima cura j /