ufi Libro Terzo. plerncntum aliquod habcat. Vaflos autcm & carnet“ sationcs adeo penitus■ interdicimus, ut qui de cererò hoc agere pmsumserit ; si preshytcr fuerit vel qui ti -bet clericus , gradu privetur ; si laicus vtl famina, usque ad satisfaftionem separetur . Conventus autem talium Confratrum sine convinta presi yterì & catte-rorum esse non possit . Vosi perdila, illa qit£ Dei sunt, si voluerint eulogias a presbitero accipiant, pantm tantum frangentes , singuli singulos biberes accipiant . Qui noi incontriamo offerte , candele , pane , limo sine, suffragj pei dejjpnti, Vrete o Cappellano , Messa, radunanze o Capitoli , e desinari o collazioni : tutte queste cose sono praticate ancora oggidì fra noi benché alcune con vario modo e diversità . Vietò egli i pafli, perchè * come dice , i disordini, le risse, l’ebrezze , gli omiridj stessi vi si commettevano : concede però un solo beverino , cioè una semplice zuppa nel vino . Sarà forse ritrovato nostro proprio l’accoppiar al pane e candela , che in vece d’offerire ora si riceve da’ Confratelli, eziandio un’imagine del Santo tutelare della Confraternita, Iocchè tutto insieme diciamo Luminaria . 200 ) Osserva Giovanni Vescovo Abrincense nel suo libro degli Offizj Ecclesiastici , che, era antico costume in alcune Chiese nel giorno uella Pentecoste di far cadere dall’alto fiorellini di varj colori per adombrare I moltiplici doni dello Spiriro Santo. Io congjhietturo che da simile principio sia provenuto non solamente il far cadere gelsomini o fiori simili dall’alto in certe occasioni, che il Principe portasi in pubblica maestà nelle Chiese ; ma eziandio il costume di distribuire a.Confratelli c«n-. ' gre-