Capo VI. 301 gli annuì proventi annessivi, id. t. 18, c. 1, benché già fino dal Sec. VI alcuni proventi fossero stati assegnati alle Chiese Diocesane . Il perché generalmente parlando , dopo quell’ assegnazione i Vescovi restarono soltanto ispettori e soprainten-denti dei beni e dell’ entrate Ecclesiastiche, e nacquero quelle nojose formule sempre uniformi nelle (espressioni , per le quali nell’ investire il nuovo Benefiziato gli si consegnano i beni temporali della Chiesa, e gli s’impone 1’ obbligo ai non alienarli, alienati ricuperarli, amplificarli, e cose simili. 322.) Passarono ancora tra noi quelle pratiche, le massime dei Sec. IX, e X ; ma questa alquanto più tardi, e con alcune diversità , che in altri paesi non s’incontrano, parendo, che i nostri Vescovi siano stati troppo tenaci delle vecchie consuetudini , e non abbiano voluto così presto lasciarsi strappare di mano la riscossione e distribuzione delle Decime al Clero appartenenti. Questa renitenza sembra essere stata cagione dei. dissidi, mentre da una parte i Capitoli già aggravati dei doveri di parrocchialità volevano eziandio tutti i di-, itti Canotìici introdotti nei Sec. IX, e X ; e dall’ Itro canto i Vescovi nostri non si contentavano ella sola ispezione sulla giustizia deile distribuzioni , ma volevano essi distribuire le quote di quella quarta decimale, che al suo Clero apparteneva, ! $23) Rileviamo da due Bolle identiche di Clemente III, in data 9 Giugno, 1188, una per S. Maria Mater Domini, l’altra per la nostra Chiesa di S. Cassiano, pubblicate già dal Corner li, 305, e 399, come fra noi andasse la faccenda, così in esse parlando il Pontefice : Triterai quartani pir*