— 88 — che levata l’occasione, con buonagrazia di S. M. sarebbe ritornato alla difesa del proprio paese ; ma' l’Imperatore gli scrisse, che si avvanzasse, ed egli obbedì. L’ arrivo del Conte Nicola Sdrin nell’ ottobre del 1663, aveva istillato qualche coraggio nell’ armata imperiale, alla quale si erano uniti 10,000 Ungheresi. Lo Sdrin tenne in freno i Turchi, divertendoli dal passare al di qua del Danubio, e marciando con 2000 cavalli avea attirato un grosso corpo di Turchi in un bosco, ne tagliò a pezzi 300, fece 100 prigioni, e fugò il resto. L’ ambasciatore Sagredo, osservava nel Novembre 1663, che tutto il sangue che era uscito dalle vene dei Turchi nella campagna corrente, era stato cavato dalle valorose sciabole dei Conti Sdrin ; che se l’Imperatore avesse voluto annuire ai voti universali, di porre cioè questi due capi, alla testa di un corpo di Armata, per ciascheduno, sarebbe stato frenato l’orgoglio Turchesco e dato confine alla sua smisurata ambizione. Intanto nel Novembre 1663 Pietro Sdrin, aveva avuto anch' esso un felice incontro coi Turchi, guidati da Zelegich Bassà ; con 3000 uomini lo aveva battuto, e posto in fuga ammazzando