— 216 — Tutti i loro beni mobili, stabili presenti e futuri, di qualsivoglia sorte, azioni, ragioni, in qualunque luogo esistenti, etiam soggetti a fedecomessi, o qualunque altra condizione siano e s’intendano confiscati dovendo essere venduti, ed il ritratto resti destinato per la dovuta reintegrazione del pubblico defraudo e dei privati, e specialmente dei danneggiati del 12 Maggio, e il soprapriù che avanzasse sia applicato a benefìzio dei bisognosi con retta giustizia. A perpetua ignominia loro sia posto in luogo cospicuo a parole maiuscole una lapide colla seguente iscrizione: 1797, 4 Giugno S. V. Li Aristocratici Veneti Soliti fare li patrizii nell'abolito governo Banditi Capitalmente dalla Democrazia per omicidiarii assassini traditori e dilapidatori del pubblico Erario Questo più che terribile, pazzesco decreto fu votato, quando il G ritti non era presente alla seduta. Venuto a conoscenza del grave fatto, egli molto destramente si condusse, perchè il decreto dovesse finire nel vuoto, e ciò si narra dalla Carta 3236 sub. n.° 5 rac-