— 31 — zio esso avrebbe assunto il patrocinio del Comune, e della Carissima patria, come sempre aveva fatto con lode e commendazione del Senato. Alludendo alla lettera del papa che intimava alla república la restituzione delle conquiste al duca di Ferrara e la pace, il Doge la dichiara lontana dalla propria aspettazione, e la chiama tanto meno conveniente in considerazione dei meriti dei Maggiori, e dei recenti verso il Pontefice cui i Veneziani furono sempre figli devotissimi ed ossequentissimi. Riusciva perciò acerbo al doge che il papa avesse ciò dimenticato attribuendogli colpe che non aveva. Raccomandava il doge al Cardinal Zeno, di tutelare anche presso il Collegio dei Cardinali, 1’ affare per sè stesso chiaro e lucido. Soggiungeva ohe le lettere apostoliche che imponevano ai Veneziani di deporre le armi, restituire i paesi acquistati e conchiuder la pace, non provavano ragione d’essere, mentre i Veneziani aveano sempre desiderata la pace ; e che se in ultima aveano fatto la guerra, questa non fu fatta che per giustissime cause, mentre non si sarebbe respinta la pace, se fatta ad eque condizioni.