Vili PREFAZIONE fanzia e che, come dice egli stesso ** lo portavano sulle loro catene selvagge, lo investivano con le nuvole, lo abituavano al cielo ». Da questa epoca in poi egli non sognò che di esse e del cielo. * Come io amavo le tue tempeste, o Caucaso, quelle sonore tempeste di deserto, alle quali rispondono gli antri come sentinelle notturne. Tutto, tutto è meraviglioso in questo paese; Varia è così pura come la preghiera di un bambino e gli uomini, come liberi uccelli, rivivono spensieratamente ». Anche quando non è invaso dalla ispirazione che gli detta i più bei poemetti: « Il prigioniero del Caucaso », « Mzyri », « Il demone », in quei momenti in cui l’anima si abbandona alla nostalgia, la sua fantasia è sempre nel Caucaso, anche se il corpo ne è lontano. Ed allora egli ripete a se stesso i versi che il Caucaso gli ha ispirato e rivive la vita selvaggia e avventurosa degli abitanti delle grandi montagne lontane. Sebbene dal destino, all’alba dei miei giorni, 0 montagne del Sud, sia stato strappato da voi, Per ricordarmi eternamente di voi, mi basta esserci stato Come un canto dolce della mia patria [una volta. Io amo il Caucaso. Negli anni infantili perdetti la madre, Ma sembra che nell’ora rosea della sera, Quella steppa mi ripetesse la voce nota; Per questo io amo le cime di queste rocce, Io amo il Caucaso. Io fui felice con voi, o gole delle montagne. Cinque anni sono volati via. Ho sempre nostalgia di voi. Là vidi due occhi divini, E il cuore balbetta, ricordando quello sguardo : Io amo il Caucaso.