42 KHAG6Ì-A BHEK poi, la testa inanimata avvolta nel velluto mantello, uscì egli e balzò in sella. Il suo cavallo ubbidiente, còlto improvvisamente da sovrannaturale terrore, freme e si copre di spuma sotto il cavaliere; con la criniera irta, nitrisce e lancia fiamme dalle narici rode il freno d’acciaio, non ode la parola nè sente la briglia!... Vola verso i monti, come una saetta. L’orizzonte impallidisce ; è tardi !... tardi ! La notte umida non è lontana. Dalle cime del Caucaso, silenti, minacciose, strisciano, come serpi, le nuvole : si vanno accavallando senza costrutto, nei burroni soffocanti penetrano, sfiorando i cespugli spinosi, spargono perle sul fogliame. Un ruscello corre, torbido, grigio : la schiuma vi gorgoglia di sotto l’erbe e brilla, attraverso la nebbia, in una grotta, come occhi di una testa morta. “ Più presto, viator solitario ! Copriti coll’ampio mantello, tendi il cuoio delle redini, la frusta di cuoio agita ! Ancora, ad inseguirti, non vola, il Genio della montagna, nè la fiera selvaggia... Ma se tu potessi pregare... non sarebbe fuor di luogo, in questo momento !... “ Vola, o mio destriero ! Con occhio pauroso, perchè guardi tu innanzi a te ?