34 KHAGGÌ-ABREK la mia palla di piombo, non riuscì esso a raggiungerli?... Con la sete di sanguinosa vendetta qui dentro nel petto, privo di forze per vendicar l’onta mia, [celata, errando vò pei monti, da quell’ istante, come serpente calpestato dall’unghia d’un cavallo, e per me non v’ ebbe più pace dopo quel giorno di martirio !... A me, cavalieri del Gemat !... Fornitemi voi prova del valor vostro. Chi di voi conosce il principe Bei-Bulat ? Chi di voi mi renderà la figlia ? » « Io « disse un cavaliere dalla pupilla nera, dando mano al largo pugnale; e, in muta meraviglia, la folla si ritrasse tutt’ intorno. « Io conosco il principe. Io ho deciso ! Due notti, tu, aspettami qui. Khaggì l’intrepido non inforcò invano, mai, il suo corsiero. Però, se al termine detto io non fossi tornato, allora la mia promessa dimentica e, per 1’ anima mia, il Profeta tu prega, riprendendo il tuo cammino ! » Spuntò 1’ aurora. Dietro le nebbie, sull’ orizzonte azzurro, le cime dei granitici giganti s’ ergono, coronate di ghiaccio. Nella gola, una nuvoletta s’ è destata; come vela rosea, s’ è gonfiata ed è volata via, sù, in alto.