12 MZYRI si stendeva in lunga striscia fra il cielo oscuro e la terra, e distinguevo, come fosse un disegno, su di essa, l’addentellato profilo dei monti lontani. Immobile, in silenzio, io giacevo. Di tanto in tanto, nella gola, uno sciacallo gridava e piangeva come un bambino ; e brillando nelle sue scaglie lisce, una serpe sguisciava fra i sassi. Ma la paura non stringeva l’anima mia. Io stesso, come animale selvatico, ero estraneo agli uomini e strisciavo e mi nascondevo come la serpe 1... X. “ Giù, in fondo, sotto di me, un torrente ingrossato dalla tempesta, romoreggiava e il suo frastuono sordo, a centinaia di voci rabbiose, rassomigliava. Sebbene senza parole, per me era comprensibile quel conversare, quel mormorar continuo, 1’ eterna disputa con la massa testarda delle roccie. Ora, d’un tratto, esso si calmava, ora più forte risuonava nel silenzio. Ed ecco sull’altura nebbiosa gli uccelli si misero a cantare, e l’oriente si fece d’ oro ; un venticello scosse le foglie inumidite, si destarono i fiori addormentati e, com’essi, ad incontrare il giorno, io levai la testa... Io mi guardai d’intorno. Non lo nascondo :