84 LA CANZONE DELLO TSAR IVAN VASSILIEVlC per tutto 1’ impero russo, vastissimo, di far commercio in franchigia e senza pagare tributi e tu stesso, vattene, figliuolo, sull’ alto patibolo, poni sul ceppo la tua testolina turbolenta. Ordinerò che la scure sia affilata a dovere; ordinerò che si vesta in gala il carnefice; ordinerò che si suoni la campana grossa, acciocché sappia tutta la gente moscovita che anche tu non fosti orbato delle mie grazie... » Ed ecco che il popolo si raduna sulla piazza. Lugubre risuona, quasi ululando, la campana; annuncia cattiva novella all’ universo. Sull’ alto patibolo, in camicia rossa fermata al collo da vistoso bottone,, ad una grossa scure affilatissima fregando le mani nude, il carnefice passeggia allegramente. Aspetta il coraggioso lottatore. Intanto il lottatore coraggioso, il giovane mercatante prende congedo dai fratelli suoi carnali : » Oramai, fratelli miei, amici cari del mio sangue, baciamoci ed abbracciamoci per 1’ estremo distacco. Inchinate da parte mia Aleòna Dmitrievna. Comandatele di non rattristarsi troppo e nulla, ai miei figliuoli, di me raccontare. Salutate la casa paterna; salutate tutti i compagni nostri. Voi stessi, pregate nel tempio del Signore,, per l’anima mia, anima di peccatore!...»