PREFAZIONE XI tico ed incline al folklore materiale sconfinato per la rielaborazione poetica. « Mzyri », « Valerik », « Il prigioniero del Caucaso », « Khaggì-Abrek », * Ismail Bey » sono tanti capolavori che resteranno eternamente nella storia della poesia russa. La traduzione che di alcuni di essi è in questo volume, resterà anch’ essa a sua volta, nella storia delle traduzioni dal russo in italiano. Rare volte mi è stato dato incontrare traduzioni dal russo così belle, armoniose ed insieme scrupolosamente fedeli al testo. Per il lettore italiano, il lavoro del Narducci sarà una rivelazione. Di quanto amore egli abbia nutrita questa sua traduzione, come del resto tutte quelle che ha compiuto nei lunghi anni trascorsi in Russia, comprenderà subito il lettore che vorrà confrontare, per esempio Mzyri, con l’originale russo. Nasce il rimpianto che, dopo aver così squisitamente interpretata e resa la struttura del verso e della lingua di Lermontov, il Narducci non ci abbia data la traduzione completa di tulte le poesie che a Lermontov furono ispirate dal Caucaso. E non solo quelle ispirate dal Caucaso. Come è possibile, dopo avere letto la traduzione della Canzone dello tsar Ivan Vassilievic e del mercante Kalashnikov, non rimpiangere che il Narducci non abbia tradotti tutti i poemetti ? Tanta profonda simpatia il traduttore riesce a risvegliare in noi per il suo poeta. E dico suo perchè è diffìcile trovare oggi un temperamento così sinceramente, puramente romantico come il Narducci, così attento come lui a non lasciarsi sfuggire nessuna delle delicate bellezze della poesia di Lermontov. Il lungo soggiorno in Russia e il contatto quotidiano col vero popolo russo, buono e romantico, sentimentale ed innamorato della sua terra, insieme all’ ardente appas-