LA CANZONE BELLO TSAR IVAN VASSILIEVIC Amami, abbracciami... non fosse che una volta sola, per dirmi addio !... « E mi accarezzava e mi baciava ! Sulle mie gote ardono ancora, serpeggiano come fiamme vive i suoi dannati baci. Attraverso i finestrini, le vicine guardavano, ridendo, ci accennavano col dito... « Come potei strapparmi dalle sue mani, mi misi a correre verso casa a precipizio e rimasero nelle unghie del bandito il mio fazzoletto a ricami — il tuo caro dono e il mio velo di Bukhara. Mi ha disonorata, mi ha coperta di vergogna, me onesta, pura... E che diranno le vicine maligne ? A chi avrò, io adesso, il coraggio di mostrarmi ? « Tu non abbandonare me, la tua sposa fedele, agl’ insulti di malvagi censori !... In chi mai, se non in te, posso io sperare ? A chi mai potrò chieder soccorso? Nel mondo di Dio orfanella io sono: » Mio padre è già sotto la terra umida; presso a lui giace la mamma mia; il fratello maggiore, lo sai tu stesso, in terra straniera s’è perduto senza lasciar traccia, e il minor fratello è un bambino, un bambino piccolino, privo ancora della ragione... Cosi parlò Aleòna Dmitrievna piangendo lacrime di fuoco.