M O R O S I N 1 intese a ritogliere ai veneziani l’intera Maina, ma segnatamente la piazza di Corone. Perciò al capitan pascià s’erano aggiunti, con le loro truppe Ismail pascià, acerrimo persecutore dei mai-notti, Mahmut e Moahmet pascià e Assan pascià col quale Francesco Morosini aveva trattato la capitolazione della fortezza. L’esito completamente negativo della missione, li fece cadere in disgrazia, e la direzione della campagna fu assunta dallo stesso seraschiere (governatore militare) di Morea. Morosini lo trasse inganno, circa le sue intenzioni, con repentine mosse dell’armata sottile in direzione del golfo di Lepanto e il due giugno pose improvvisamente l’assedio a Navarino vecchio. Il comando delle truppe di terra della Repubblica era stato affidato al conte Guglielmo di Koenigsmark, un eccellente generale tedesco ingaggiato dalla Serenissima con diciot-tomila ducati annui di stipendio. Egli dette, in unione al colonnello Magnanini, sì geniale risalto agli ordini del capitano generale, che la fortezza si arrese, nel giro di breve ore con le sue sessantacinque bocche da fuoco. Più difficile e laboriosa fu la conquista di Navarino vecchio, difesa da mille uomini e da efficaci apprestamenti, contro i quali il generale di Koenigsmark esperimento aggruppamenti per quel temjjo nuovi e formidabilissimi di artiglieria, formando ciascuna batteria di venti cannoni da cinquanta, e tempestando l’interno della piazza con un 224