M O R O S I N I fausto, si levarono censure e recriminazioni. Da quello partirono alla volta del Principe parole serene di conforto. E con i dispacci partì alla volta dell’armata, in figura di provveditor generale, il procuratore di San Marco Gerolamo Corner affinchè ne assumesse il comando, nella eventualità ritenuta possibile, secondo informazioni confidenziali, della morte di Francesco Morosini. Al principio dell’89, invece, il Doge, temporaneamente guarito, si dette con fervore giovanile alla preparazione del piano d’azione per la campagna estiva. Rinunziando a malincuore all’idea di riprendere di sorpresa l’attacco di Negroponte che i turchi avevano intanto formidabilmente sovvenuto di uomini e di materiali, divisò di perfezionare il possesso della Morea impossessandosi dell’ultima piazza che ancora rimanesse al nemico, Malvasia, irta e munitissima e perciò tanto più utile a conquistarsi. L’attacco e l’assedio furono orditi con perfettissima cura; alle difficoltà che impedivano un rapido successo si contrappose una metodica scelta di mezzi alti ad eliminarle. La resa diventò così una questione di tempo più ancora e meglio che una questione di armi e di armati. Ciò ben comprendendo il Doge lasciò che il tempo, questa volta pazientemente vincesse; e si dispose a correr l’Arcipelago con la fiotta leggera sia per turbare con apparizioni enigma- 286