M O R O S I N I segne principesche, verso la Signoria ostentò modestia e devozione. « Quanto per sè stessi im-« penetrabili sono gli arcani del cielo, tanto me-« ravigliosi, ora, ben anco appariscono, se fante no col maggior dei prodigi in figura elevata « risplendere, chi, fuor di sè medesimo rapito « non sa se può in tanta luce affisare lo sguar-« do... La mente non riesce a descernere qual « forza di destino abbia voluto che da cittadino « di fiacca abilità e di scarso merito, fosse il più « sublime grado della patria occupato. Quest’è « un trionfo dell’eccelsa generosità di cotesto « Serenissimo Maggior Consiglio monarca della « Repubblica e patron nostro... » III Dal giorno in cui aveva ceduta l’isola di Can-dia al nemico, Francesco Morosini non s’era mai tolta dal cuore la speranza e dal cervello la volontà di riprendergliela, comunque. Le vicende della guerra vittoriosa di Morea, il sentirsi padrone delle acque per tutto il Levante, il credito di cui godeva nell’armata e fra le truppe da sbarco gli fecero più volte accarezzare il progetto di tentare l’impresa che sovra ad ogni altra l’avrebbe fatto contento di sè; che sovra ad ogni altra l’avrebbe reso benemerito della patria, e, per sempre, celebrare nel mondo. Ma al calcolo 274