M O R O S I N I zioni presentandosi a vele ed a bandiere spiegate dinanzi a Corinto. Questa comparsa inattesa e minacciosa gettò il terrore neiranimo del generalissimo turco e delle sue schiere. Quegli ordinò immediatamente l’incendio e l’abbandono della piazza; queste ripiegarono nuovamente avviandosi verso Tebe dov’erano stata convogliate anche le popolazioni ottomane delle pro-vincie conquistate con numerosi ostaggi levati tra le notabilità greche. I veneziani assistettero così al brillamento delle polveriere e dei depositi di munizioni, ed alla distruzione di parte dell’abitato. Morosini comprese che non bisognava perder tempo. Ritornò con la flotta alle sue basi; riunì la consulta alla presenza del generale di Koenigsmark e del principe di Brunswick, e illustrata la situazione, propose di procedere immediatamente alla occupazione di Corinto e dell’istmo con che si garantiva alle spalle la sicurezza del Regno. Il suo ascendente di condottiero era divenuto così grande che nessuno, malgrado la stanchezza dei capi e dei gregari, pensò ad opporsi al suo divisamento. Le più minute disposizioni vennero adunque concertate per la riuscita della nuova operazione. Intanto Angelo Negro fu inviato, con tre galeazze, a chiedere la resa di Castel Tornese. La intimazione dell’abbandono fu presentata al comandante della fortezza dal governatore dei condannati Pisani. Il presidio la accettò senza neppu- 250