VI. — / L P R I M O PROCESSO lusinghiero, dopo l’alta carica coperta, a podestà di Padova, e l’opposizione della Signoria alla sua elezione ad Inquisitore di armata. Tuttavia a Padova non andò, e disegnatosi il pericolo di incursioni nemiche in Friuli fu mandato colà col grado di Provveditor generale dell’armi. Intanto il processo intentato nei suoi confronti doveva risolversi in una esaltazione dei suoi meriti. L’inquisitore Dandolo con lo scopo di perfezionare l’istruttoria, aveva ottenuto che un altro inquisitore, Stefano Magno, si recasse a Candia per vagliare sul posto le denuncie ed interrogare i testimoni. Al suo ritorno la curiosità era immensa; l’adunanza del Senato, per udirne la relazione, riuscì affollatissima; Finquisitore presa la parola riferì, in sostanza, nulla aver stabilito sul posto che potesse comunque corrispondere alle accuse rivolte a Francesco Moro-sini; aver, anzi, potuto raccogliere soltanto elementi di prova a somma lode del capitano generale. Tra le acclamazioni di tutti i presenti il Senato fece proprie, in un suo decreto, le conclusioni dell’ inquisitore, proclamando la « comprovata e stabilita innocenza di Francesco Morosini già Capitano generale da mar ». Inoltre, con la data del 30 giugno 1663 emetteva questa ordinanza : « Rimanendo con decreto di « questo Consiglio or comprovata e stabilita l’in-« nocenza del nostro dilettissimo nobile Fran-« cesco Morosini già Capitano generale da mar, 99