XIII. — L’ELEZIONE A DOGE una sortita in cui perdettero trecento uomini, ciocché non impedì che, intorno alla metà di settembre, giovandosi dei rinforzi che il sera-schiere faceva affluire sistematicamente in Ne-groponte dalla terraferma, ritentassero la prova. Furono ricacciati; ma a loro volta essi ricacciarono i veneziani da un erto torrione di cui s’erano impossessati sulla marina dopo averlo mezzo demolito col fuoco delle artiglierie. Un successivo assalto generale della fine di settembre alla piazza si infranse più che per la resistenza accanita dei turchi, per il disordine dell’attacco; disordine proveniente dalle discordie e dalle rivalità dei capi delle truppe straniere; e particolarmente dal comportamento del principe di Brunswick il quale altrettanto ambiva a far proprio il merito dei successi del generale Ohr quanto badava a rifiutarsi al combattimento allorché le sorti gli parevano dubbie o i pericoli eccessivi. Così accadde che, mentre i primi assalitori erano già pervenuti al sommo delle mura, quei tempestivi aiuti che avrebbero avuto ragione della piazza mancassero totalmente all’appello per il rifiuto dei rincalzi ad avanzare. Se i combattimenti avevano fino ad allora diminuito il numero dei combattenti, il deplorevole contegno dei capi stranieri e segnatamenìe quel- lo del principe di Brunswick assodato in una inchiesta ordinata dal Morosini diminuì la ef-ficenza morale dei rimasti e ne disgregò le file. 283