X. — LA GUERRA DELLA MORE A « ranze di imprese famose e di felici progressi « alle pubbliche armi, appoggiate ad un diret-« tore di tanta esperienza nell’arte militare, di « coraggio così sperimentato e di così egregia « condotta, e che può essere il mezzo di qualun-« que gran fine ». Mentre Francesco Morosini si apparecchiava alla partenza, lavorando assiduamente a portare alla massima efficenza bellica la flotta raccolta al Lido, il Senato ordinò larghe distribuzioni caritatevoli ai poveri, preghiere nelle chiese e solenni funzioni di auspicio in San Marco, alle quali intervennero con il novello Doge, la Signoria, i rappresentanti delle nazioni alleate, Francesco Morosini e gli altri capi eletti. Quindi, rompendo gli indugi, la flotta delle navi lasciava il porto al comando di Alessandro Mo-lin che aveva ricevuto l’ordine di portarsi in Arcipelago e di dar inizio, risolutamente, alle ostilità. Il giorno otto di giugno, Francesco Morosini imbarcò sulla grande galera destinatagli, recan-dovisi da San Giorgio, dove aveva preso alloggio in un appartamento del convento dei benedettini; e dopo che la nave era stata solennemente benedetta, dinanzi al tempio di Santa Maria della Salute, con grandissima pompa ed entusiastico accompagnamento. Nella foschia opalina e greve della giornata estiva la partenza della flotta diventò un tripudio di colori. Grida di sa- - 193 - Morosini 13