M O R O S I N I diversione ben calcolata; cosa di cui si addolorò al punto da morirne di crepacuore. Francesco Morosini assunse interinalmente la carica di capitani generale, e ne approfittò per attaccare e conquistare, facendovi bottino di cannoni e prigionieri, l’isola e la fortezza di Egina; e per recarsi su per la costa tessalica a Volo ove i turchi avevano stabilito immensi depositi di viveri ed i panifici. Invasa la città, levati prigionieri e schiavi gli abitanti e il presidio, demoliti i forni, vuotati i magazzini di quattro milioni di libbre di biscotto, tolti ventisette cannoni, abbattuta la moschea e le fortificazioni, si avviò correndo l’aprile, ai Dardanelli, assillante campo di gloria. Non trovandovi traccia del nemico lasciò a bloccarli Lazzaro Moce-nigo con una piccola squadra di galere e di galeazze, e mosse incontro al procuratore di San Marco Girolamo Foscarini che sopraggiungeva per assumere il supremo comando con un vasto e ben delineato piano di azione che andava dalla restaurazione della disciplina e dell’ordine scemati « per l’età giovanile dei comandanti » alla conquista di Tenedo. Ma si infermò tosto e morì a sua volta il 5 maggio. In attesa del successore di Foscarini, e doveva essere un grande sfortunato capitano, Lorenzo Marcello, il Morosini, dopo una tempestosa comparsa ai Dardanelli ed uno sbarco spavaldo e temerario per recuperare l’equipaggio di una galera che s’era sfasciata 76