XV. — LA PARTENZA PER LA MORTE contenuta da cordoni, per assistere al complesso cerimoniale dell’imbarco, disposto nei modi stessi seguiti nel 1464 per la partenza del Doge Cristoforo Moro verso la crociata indetta da Pio II. Nulla era stato dimenticato per far assurgere a somma imponenza la cerimonia che somigliava stranamente nei suoi particolari a quella del solenne arrivo dalla Morea e dell’incoronazione di Francesco Morosini. Ma il Bucintoro che allora lo aveva condotto alla città festante adesso lo avrebbe ricondotto alle navi dalle quali era sceso; e nella tristezza dei cuori come nel pianto del cielo ondeggiava il presentimento di un addio senza ritorno, piuttosto che di un commiato temporaneo. I senatori, i parenti e gli amici intimi del Doge si adunarono, nei purpurei abiti di pompa, nelle sale del Collegio. Ad un tratto Francesco Morosini comparve nella chiesetta del Senato, col gran manto di capitan generale in broccato d’oro, ed assistette alla messa detta dal cappellano di palazzo all’altare della Madonna sanso-viniana. Immediatamente di poi si formò il corteo che scese nella Basilica di San Marco. Lo aprivano i cavalieri del Doge, gli alabardieri di campagna armati di fucile, gli alabardieri ordinari armati di alabarda, i loro aiutanti, il gran ciambellano e il capitano degli alabardieri, i trombettieri, i pifferi, gli stallieri di corte, su tre ordini, in livrea pubblica di velluto e oro. 313