I. — L' INCORONAZIONE saluto recato in mare a Francesco Morosini da una ambasceria appositamente nominata e composta dei patrizi Nicolò Duodo, Domenico Tie-polo, Piero Pisani, Giovanni Grimani, Marco Malipiero, Alvise Pisani, Piero Grimani, Francesco Benzon, Girolamo Mocenigo, Daniele Dol-fin, Filippo Dona, Giacomo Celsi; per il trasporto dei quali era stata allestita, con la spesa di duemila quattrocento ducati una speciale flottiglia di dodici peote recanti a prua l’arma del Serenissimo, ai fianchi l’arma gentilizia dei singoli messi; ornate con trofei e insegne militari, ma senza spreco di ori e di velluti, per evitare, in momenti di finanza dificile, eccessivi aggravi al bilancio. Le peote, tutte lavorate ad intaglio, vogate ciascuna da sei coppie di vogatori in livrea, annunziate ognuna da due trombettieri ritti sulle prore, formavano un corteo lussuoso dietro al quale arrancava una ressa faticosa di gondole e di peote private con strascichi abbandonati sull’acqua. Non fu senza profonda meraviglia e grande imbarazzo che gli ambascia-tori scorsero di tra le tende di soprarizzo delle cabine a vetri nelle quali avevano preso posto in abiti fastosi di cerimonia su morbidi cuscini frangiati d’oro, la flotta dogale all’ancora dinanzi San Nicolò, un miglio almeno prima di quanto il cerimoniale avesse previsto. La galera dogale aveva issato il gran pavese come in ordinanza di combattimento; un mezzo centinaio di rosse 19