M O R O S I N 1 che, che non su quelle di molta parte della nobiltà, lieta deiraffermazione della patria nel mondo, ma umiliata dallo splendore ohe s’aggiungeva, giorno per giorno, all’astro di una sola famiglia patrizia. Il Senato si trovò pertanto nella necessità di interpretare l’animo iiducioso e riconoscente del popolo e dei mercanti, anche per ragioni di opportunità politico amministrative. Ili Il grosso dei successi fu annunziato al Maggior Consiglio, che stava radunato per la elezione di alcuni ordinari magistrati, con la lettura di un dispaccio spedito il 26 di luglio. « Fa pompa Dio Signore » gridava dal golfo di Lepanto Francesco Morosini con voce che somigliava a quella di Sebastiano Venicio, « fa « pompa dei suoi eccelsi miracoli nel felici-« tare con la serie dei suoi gloriosi trionfi la giu-« stizia di quest’armi e la generosa costanza con « cui Vostra Serenità per la cattolica religione (( le ha mosse »... Interrotta l’ordinaria discussione del Maggior Consiglio, Doge, Signoria, nobiltà e popolo affluirono nella Basilica per i rituali rendimenti di grazie. L’undici agosto si radunò il Senato. Tra l’unanime consenso dei presenti furono votate due 244