VII. — LA RESA DI C A N D I A ziana mosse alla volta delle acque di Santa Pe-lagia preceduta da un esploratore che verso le dieci prese il contatto col nemico. Esso aveva fatto appena in tempo a ripiegare sul grosso per riferire l’incontro, e a riprendere il mare, che già la squadra turca, forte oltre che delle galere anche di dodici grosse beiliere e comandata dal migliore dei capitani del Sultano, cioè dal celebre corsaro Durac pascià, credendo di essersi imbattuta su quella del provveditor Corner, uscendo dall’ombra fonda delle coste, si avventava sull’avanguardia di Morosini con improvvise bordate di artiglieria. L’urto fu sostenuto dai veneziani con calma fermezza; ben presto al cannone rispose il cannone e la battaglia si impegnò rabbiosamente, illuminata dalle fiammate del fuoco delle artiglierie. La galera di Morosini si trovò ad un tratto circondata da tre grosse navi turche. I cento uomini che la presidiavano animati dalla presenza del capitano generale riuscirono ad allontanarne due gravemente danneggiate; la terza venne investita da quella di Alvise Contarini sopra la quale aveva volontariamente preso imbarco un Angelo Morosini commissario alle munizioni. Mentre durava il combattimento, attratto dal rombo del cannone, sopraggiungeva con la sua squadra il provveditor Corner. La battaglia durava già da tre ore senza che, nel furore della mischia e nel buio della notte ancora invernale, si potesse discernere da 111