M O R O S 1 N I Repubblica « tribuni savi forti e molto protervi di volontate » la qual protervia s’era special-mente rivelata, per desiderio di supremazia, nelle accanitissime contese e nei sanguinosi incontri con la famiglia patrizia ed i seguaci dei Caloprini, ch’erano a loro volta fidi amici dell’imperatore Ottone; contese ed incontri trasformatisi verso il mille in una vera e propria guerra civile, sicché il Doge Tribuno Memmo, san-tuomo « molto ricco ma poco pratico delle cose del mondo », incapace di metter fine ad uno stato di disagio e di inquietudine generale aveva dovuto, nel 991, cedere il trono a Pietro Orseolo II e farsi frate. Da quelle lotte e dalle tarde ri-percussioni di esse sui rapporti tra Venezia e l’impero, la gente Morosina uscì virtualmente rinvigorita; nemmeno mezzo secolo dopo, nel 1148, Domenico Morosini, arditissimo soldato che aveva partecipato alla crociata del suo tempo in Terrasanta curandovi specialmente gli interessi della Repubblica, veniva eletto Doge. Lui regnante, era stato reso definitivo il possesso di Pola e di Parenzo; tratto prigione Guiscardo capo degli sconfitti anconetani; ed iniziata la costruzione del campanile di San Marco. Un secolo dopo, nel 1249, un altro Morosini, Marino, saliva a sua volta il trono. Avvenimenti singolari del regno di questi erano la fondazione della città di La Canea e l’inizio, in seguito all’invio 30