XV. — LA PARTENZA PER LA MORTE della patria confondeva in un solo palpito quel numeroso patriziato solito a brigare in piccole rivalità di interessi familiari, buona parte del quale aveva non poco operato a render tristi i primi giorni della gloria di colui che veniva adesso invocato a salvatore. Francesco Morosini raddrizzata, nel manto dogale, la austera figura incoronata di lunghe scarse canizie, dichiarò di rassegnarsi benché afflitto da gravissime indisposizioni, al supremo volere deH’Altissimo e a quello della Repubblica. Un formidabile applauso e grida entusiastiche di « viva » coronarono la risposta. Con l’intuito proprio delle folle, quella che s’era adunata fuori ansiosamente, avendo indovinato l’accaduto, proruppe pure in acclamazioni. Abbandonala la sala dello scrutinio e ripresa la seduta del Maggior Consiglio, presenti 847 nobili, con 797 voti favorevoli, 34 contrari e 12 astenuti, venne approvata questa decisione : « Essendo nella presente nominazione di Ca-« pitan Generale per numero pienissimo di boi-fi lettini stato nominato il Serenissimo Principe « nostro e dovendosi questa supponere volontà « del Signor Dio, a salute della Patria. « Attesa la zelante espressa disposizione di « Sua Serenità di incontrar ogni incomodo e pe-« ricolo quando Sua Divina Maestà gli conceda salute come deve confidarsi, l’andarà parte « che la deliberazion di questo Consiglio oggi 307