M O R O S I N I nel 1573, la quale avrebbe costituito un’ottima base per le successive fasi dell’azione. Il giorno 7 di luglio la flotta si riunì tutta dinanzi a Corfù, forte di trentotto galere, venlidue vascelli e sei galeazze. L’arcivescovo Barbarigo, in conformità ad una bolla pontificia, si recò alle due del pomeriggio, processionalmente, sulle mura e di là impartì la benedizione papale all’armata che salpò poscia alla volta del suo primo obbiettivo. La sera del 20 essa già si trovava dinanzi alla fortezza di Santa Maura; sorvegliati dal generale conte di Strassoldo, dal sergente maggiore di battaglia de Jouis, dagli ingegneri Verneda ed Alberti, incominciavano senza perder tempo gli sbarchi dei reggimenti Maron, Mirabello, Bianchi, delle truppe maltesi, pontificie ed albanesi; mentre in altro punto, protette dalle galere del granduca di Toscana e da tre veneziane, sbarcavano, assistiti dai sergenti maggiori di battaglia Salvadego e Bontio, dagli ingegneri Mauro e Be-noni i reggimenti Gabrieli, Gatti e Tasson, la milizia croata e alcuni reparti di truppe fiorentine. Diviso l’attacco verso due ponti uno a levante l’altro a ponente della città, sceso sulla spiaggia lo stesso capitano generale, le truppe iniziarono immediatamente la marcia seguite dopo poco dalla cavalleria e dalle artiglierie da assedio che con grande fatica potevano essere sistemate in batteria su di un terreno paludoso e molle. Alla intimazione di arrendersi, il pre- 204