M O R O S I N I Seguivano la croce, il clero di San Marco intorno al patriarca Gianalberto Badoer; i banditori con trombe e stendardi e cappe nere; gli scudieri, gli ufficiali della piazza, i sergenti maggiori di battaglia, la nobiltà di terraferma, il maggiordomo, i segretari del Senato, i ministri ducali, il segretario particolare del Doge, Giovanni Nicolosi; i generali ed il gran cancelliere. Veniva a questo punto Francesco Morosini, che aveva a destra il nunzio pontificio, a sinistra l’ambasciatore di Francia; e lo strascico del quale era retto da numerosi paggi. La Signoria, i procuratori di San Marco, i magistrati, i parenti chiudevano il corteo che riempì, quasi, la chiesa di San Marco animandola di un incomparabile spettacolo di lusso e di colori. Il Patriarca celebrò la messa solenne e benedisse lo stendardo del Doge dopo di che fu cantato da tutti i presenti in coro l’inno di ringraziamento al Signore. A questo punto le porte della Basilica vennero spalancate e nell’ordine di prima il corteo si affacciò alla Piazza, vi discese e sfilò dentro processionalmente tra le acclamazioni della popolazione che vi sostava e che gremiva le finestre. Francesco Morosini passò in mezzo ai suoi concittadini lievemente inchinandosi con segni di ringraziamento e stringendo nel pugno il bastone di capitano generale; ciocche spiacque a qualche pedante il quale aveva appreso dalle storie che Dandolo era partito 314